“Ancora Natura per l’Altopiano”: un approfondimento a conclusione del progetto
Un’intervista al Dottore Forestale Marco Sambugaro, che ha seguito i lavori sul campo per approfondire i dettagli tecnici e gli obiettivi dell’intervento.
“Ancora Natura per l’Altopiano”: un approfondimento a conclusione del progetto
7 agosto 2024 Progetti
Di Eleonora Mariano
Si è concluso il progetto “Ancora Natura per l’Altopiano”, che aveva l’obiettivo di supportare il recupero di parte dell’area forestale prossima al centro urbano di Lusiana (nel comune di Lusiana Conco – VI). L’iniziativa, finanziata con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, era promossa da PEFC Italia e Rete Clima, socio del PEFC ed ente tecnico non profit che da oltre 10 anni realizza progetti ESG per le aziende.
In questo articolo abbiamo intervistato il Dottore Forestale Marco Sambugaro, che per le due organizzazioni ha seguito i lavori sul campo per approfondire i dettagli tecnici e gli obiettivi dell’intervento.
Può descrivere gli interventi specifici effettuati per il ripristino dell'ecosentiero del Monte Corgnon e l'importanza di questi lavori per il turismo locale?
Il progetto “Ancora Natura per l’Altopiano” ha l’obiettivo di recuperare gli ambienti forestali percorsi dall’ecosentiero del Monte Corgnon in comune di Lusiana Conco (VI). Alcune aree forestali situate ai lati dell’ecosentiero sono state interessate da schianti che hanno ridotto la copertura forestale e innescato l’invasione da parte dei rovi, con conseguente riduzione della funzione ricreativa e dell’accessibilità al sito. Per il ripristino di questi ambienti, è stato realizzato il rimboschimento di due aree forestali su una superficie complessiva di circa 2.000 m2. È stato inoltre ripristinato il tracciato dell’ecosentiero al fine di consentire l’accesso in sicurezza da parte dei visitatori.
L’intervento di riforestazione è iniziato con la preparazione preliminare del sito di impianto tramite trinciatura e decespugliamento dei rovi. Nei micrositi più favorevoli sono state piantate circa 400 piantine forestali in pane di terra, con tutori in bambù e protezioni biodegradabili (shelter) contro i danni da animali selvatici. Contestualmente è stata ripristinata l’accessibilità dell’ecosentiero con il decespugliamento della vegetazione invadente e il pareggiamento del tracciato. Nei tratti più pendenti sono stati realizzati dei gradini in legno e una recinzione tradizionale in castagno a protezione delle scarpate laterali, per una lunghezza complessiva di circa 100 m. Con l’obiettivo di favorire eventuali attività didattiche da parte delle scuole locali, in prossimità delle aree di rimboschimento sono state installate delle bacheche informative che riportano anche la mappa delle specie forestali messe a dimora.
Quali criteri sono stati utilizzati per selezionare le specie arboree da impiantare e in che modo queste scelte contribuiscono alla resilienza dell'ecosistema?
Il progetto di riforestazione ha l’obiettivo di favorire l’evoluzione di un popolamento forestale più eterogeneo e quindi più resistente e resiliente ai disturbi naturali e ai cambiamenti climatici. Per promuovere l’aumento della biodiversità sono stati considerati due aspetti principali: la scelta delle specie forestali e lo schema di impianto.
La scelta delle specie arboree ha considerato le condizioni ecologiche della stazione, diversificando quanto più possibile la composizione specifica in linea con le tendenze dinamiche naturali. Secondo questi criteri, il rimboschimento di progetto è composto da faggio come specie principale, affiancato da acero di monte e carpino nero come specie secondarie. Tra le specie accessorie si inseriscono, ad esempio, la roverella, l’orniello, il frassino maggiore, l’acero riccio, il sorbo degli uccellatori e il ciliegio selvatico.
Per favorire l’eterogeneità del futuro popolamento forestale lo schema di impianto adottato non è regolare, ma a piccoli gruppi disposti in modo irregolare sulla superficie da rimboschire. I singoli gruppi sono composti da circa 10 piante della stessa specie, collocate nei micrositi più favorevoli in base alla morfologia dell’area e alla presenza di necromassa a terra (ceppaie, tronchi e cumuli di ramaglia). La presenza di questi residui legnosi favorisce l’insediamento della rinnovazione forestale perché mitiga le condizioni ambientali (temperatura e umidità) e protegge dal brucamento degli ungulati selvatici. Per favorire la biodiversità, tra i gruppi di piante sono mantenuti spazi dove si inseriscono singoli alberi utili per l’alimentazione degli uccelli e degli insetti impollinatori (es. sorbo degli uccellatori, ciliegio selvatico), affiancati dalla rinnovazione naturale già insediata.
Quali sono state le principali sfide tecniche incontrate durante la fase di riforestazione e come sono state superate?
In fase di progetto si è posta anzitutto la necessità di preparare adeguatamente le aree da rimboschire in quanto rese inaccessibili dall’invasione dei rovi. A questo scopo, è stato eseguito un intervento con trinciatrice cingolata radiocomandata che ha consentito di lavorare in sicurezza anche sulle superfici più accidentate. Nella fase di preparazione è stato eseguito anche il taglio e l’esbosco di alcuni alberi morti in piedi che, per posizione e dimensione, potevano costituire un pericolo per i visitatori dell’ecosentiero. Nella successiva fase di impianto, il progetto ha previsto la possibilità di intervenire con almeno un’irrigazione di soccorso al fine di ridurre le fallanze causate da stress idrici. Questo intervento di irrigazione non è risultato necessario, dato che l’andamento stagionale umido e piovoso ha consentito alle piantine forestali di superare lo stress post-impianto senza eccessiva mortalità.
Quali sono i piani futuri per la manutenzione e il monitoraggio delle nuove piantagioni e degli ecosistemi restaurati, e come verrà coinvolta la comunità locale in questo processo?
Nei primi anni dopo l’impianto è prioritario contenere i rovi con periodici decespugliamenti, così da limitare la competizione con le piantine forestali oltre che garantire l’accesso alle aree di intervento. È importante anche monitorare il rimboschimento e procedere all’eventuale sostituzione delle fallanze. In queste attività è coinvolto il personale comunale, che ha già eseguito i primi interventi di decespugliamento post-impianto. Il progetto si presta, in particolare, allo svolgimento di attività didattiche da parte delle scuole locali: in quest’ottica sono stati pensati anche i contenuti delle bacheche, che riportano informazioni utili come, ad esempio, la mappa dei gruppi di specie forestali che compongono il rimboschimento.