Il 2019 è stato un anno estremamente positivo per la certificazione PEFC

24 gennaio 2020 Attualità


Di Giovanni Tribbiani
Il 2019 una crescita consistente sia delle certificazioni di Catena di Custodia, il miglior risultato dell’ultimo quinquennio, sia della gestione forestale con oltre 60.000 ettari di nuove foreste certificate. 

Catena di custodia
Sono ben 115 le aziende che hanno ottenuto la certificazione di catena di custodia nel 2019 (ovvero +5,4% rispetto il 2018 dove il tasso di crescita era del 4%), il dato è ancora più chiaro se si considera il numero assoluto di nuove aziende che nel 2018 furono 88. A trainare la certificazione è sempre il Veneto con 251 aziende con catena di custodia, seguito dal Trentino Alto-Adige con 192, Lombardia con 181 e Friuli Venezia Giulia con 126.

Primo grafico

Per quanto riguarda le categorie produttive, rimane preponderante il settore legno in tutti i suoi aspetti, dagli imballi, all’edilizia e prima trasformazione, ma è in crescita anche il settore carta sia da stampa che packaging. Viene fornita una fotografia della situazione per settori.

Secondo grafico

Gestione forestale sostenibile
La gestione forestale PEFC in Italia registra un incremento del 7,6% passando da 819.017,06 ettari a 881.265,79.
La superficie forestale certificata più estesa rimane quella gestita dal Bauernbund - Unione Agricoltori di Bolzano (con 300.445 ettari), seguita dalla Provincia di Trento che comprende l’area gestita dal Consorzio dei Comuni Trentini – AR Trentino e dalla Magnifica Comunità di Fiemme (con 261.428,81 ettari cumulativi), poi dall’area gestita da UNCEM in Friuli Venezia Giulia (con 83.352,35 ettari); a seguire, in ordine decrescente di superficie forestale certificata, le foreste del Piemonte, della Lombardia, della Toscana, Basilicata e in altre regioni (Emilia Romagna, Liguria, Marche, Umbria e Lazio).

Terzo grafico

Legname di Guerra

Leggi i chiarimenti e le FAQ emesse dal PEFC Internazionale a seguito dell'annuncio che tutto il legname proveniente dalla Russia e dalla Bielorussia è considerato "legname di guerra"