PEFC e NeXt Index ESG®: i due marchi uniti per la sostenibilità integrale delle imprese che guardano al futuro
La valutazione dei criteri ESG, unita alla certificazione della tracciabilità PEFC, rappresenta una grande opportunità per dotarsi di un sistema di impresa resiliente, attraente e realmente sostenibile.
PEFC e NeXt Index ESG®: i due marchi uniti per la sostenibilità integrale delle imprese che guardano al futuro
6 giugno 2024 Progetti
Di Francesco Marini
Rendicontazione non finanziaria delle imprese, rating ESG e sostenibilità PEFC delle filiere produttive foresta-legno-carta; mondi apparentemente distanti tra loro ma che invece hanno molti punti in comune, con potenziali ricadute positive sugli aspetti etici, sociali e sul territorio.
Negli ultimi anni si dibatte a più livelli sulla misurazione del benessere dei cittadini e delle cittadine, spesso incentrata esclusivamente su parametri economici, avvertendo l’esigenza di ri-considerare il benessere in una prospettiva multidimensionale valorizzando altri capitali, come quelli sociali, civili e ambientali, superando la mera logica del profitto, e mirando a premiare le imprese generative, ovvero quelle che si attivano in processi di sviluppo sostenibile, creando valore multidimensionale e multistakeholder.
I principi ESG (acronimo di Ambiente, Sociale, Governance) rappresentano ad oggi quel meccanismo che permette di concretizzare in indicatori e misure, la tensione delle imprese verso la sostenibilità integrale, misurando così la loro capacità generativa e, quindi, il loro potenziale di innovazione e sostenibilità in termini di impatti sull’ambiente, sulle ricadute sociali e sulla gestione aziendale.
Ecco il primo punto d’incontro tra economia e ambiente che si trova in questi principi.
La direttiva europea che guida questo scenario è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD, Direttiva UE 2022/2464) pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Europea il 14 dicembre 2022, ai cui Stati membri è stato concesso un periodo di diciotto mesi per il recepimento nei propri ordinamenti giuridici, arrivando così al 6 luglio 2024, data in cui questa direttiva sarà vigente in Italia con un decreto attuativo dedicato.
Questa direttiva avrà un impatto diretto su un numero di aziende che aumenterà dalle attuali 200 circa, alla stima (in difetto) di 4.000-6.000, numero già impressionante, ma che non considera gli impatti indiretti sulle altre imprese facenti parte della “catena del valore” a cui un prodotto/servizio è sottoposto.
Questa direttiva sulla dichiarazione non finanziaria, dal 1° gennaio del 2024 è già divenuta obbligo per le grandi imprese quotate e di interesse pubblico (con più di 500 dipendenti), dal 1° gennaio 2026 l’obbligo si estenderà alle PMI quotate (ad esclusione delle microimprese), i piccoli enti creditizi e le imprese di assicurazione captive, con primo report a partire dal 2027, e dal 2028 scatterà l’obbligo per le imprese non europee che operano in UE e che superano le soglie stabilite.
La direttiva UE, che fonda le sue basi sull’EU Green Deal, individua le finalità dei principi di rendicontazione alle imprese che sono tenute a comunicare riguardo ai fattori ambientali relativamente a:
i) mitigazione del cambiamento climatico, anche per quanto riguarda le emissioni di gas a effetto serra;
ii) adattamento al cambiamento climatico;
iii ) risorse idriche e marine;
iv) uso delle risorse e l'economia circolare.
Questi fattori ambientali richiesti possono rappresentare, per proprietari/gestori forestali, una fonte di finanziamenti erogati da queste imprese (obbligate alla rendicontazione non finanziaria) per progetti e attività che vadano ad ottemperare ai quattro punti appena citati.
Questo si può tradurre come finanziamenti a progetti di tutela o gestione forestale sostenibile, o che vadano a promuovere l’impiego di fonti rinnovabili (il legno), attività che andranno a comporre azioni positive messe in campo dalle imprese che possono rientrare nella rendicontazione non finanziaria (ad esempio: bilanci di sostenibilità) delle aziende.
Alcuni spunti in merito sono emersi anche dalla quinta giornata nazionale delle società benefit, tenuta a Roma lo scorso 27 maggio a cui PEFC Italia ha partecipato, dibattito in cui si è posto l’attenzione sull’adeguamento doveroso per le imprese in termini di sostenibilità, che non deve essere visto come un obbligo normativo a cui forzatamente aderire, ma piuttosto come opportunità di investimento per essere attrattivi dalle banche, dalla responsabilità civile sempre più attenta all’etica aziendale, e non ultimo dal mercato, dove il nuovo modello di impresa sarà socialmente e ambientalmente responsabile.
Tra i capisaldi che vengono spesso richiamati in queste normative, si ritrovano sovente le informazioni della politica aziendale nell’ottica degli impatti in termini sociali e ambientali, unite al valore della reputazione a cui le grandi aziende, ma anche le PMI, guardano con attenzione; per questi motivi è fondamentale che il settore forestale sia in grado di accogliere queste opportunità di possibili finanziamenti da queste aziende sul territorio.
PEFC Italia segue da tempo con molta attenzione questo scenario, avendo promosso già numerose iniziative a tal scopo, e ha intrapreso un lavoro per far collimare queste politiche delle imprese, partendo da quelle già certificate secondo lo schema PEFC Italia, integrando questa certificazione con il marchio di certificazione NeXt Index ESG – Impresa Sostenibile® riconosciuto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sviluppato da NeXt Nuova Economia per Tutti APS ETS, associazione con cui PEFC Italia è reciprocamente associata.
Ulteriori informazioni e link di approfondimento sul tema sono riportati alla pagina del sito dedicata: https://www.pefc.it/cosa-facciamo/il-nostro-impegno-collettivo/ottieni-il-rating-esg-per-la-tua-organizzazione-certificata
Essere sostenibili conviene.