Progetto LIFE C-FARMs: a che punto siamo con il Carbon Farming in Italia
Qui un aggiornamento sul progetto che studia in Italia l’applicazione delle pratiche del Carbon Farming e la loro possibile applicazione in Italia: il progetto C-FARMs.
Progetto LIFE C-FARMs: a che punto siamo con il Carbon Farming in Italia
2 marzo 2023 Progetti
Di Francesco Marini
Carbon Farming Certification Systems (C-FARMs), progetto LIFE20 PRE/IT017, avviato ufficialmente a dicembre 2021, è arrivato al febbraio 2023 al 15esimo mese di attività, andiamo a scoprire le attività realizzate e i primi risultati emersi.
I partner del progetto con la loro esperienza e multidisciplinarietà rappresentano ampiamente tutti i settori, dalle aziende agrosilvopastorali rappresentate da FederlegnoArredo e Confagricoltura, al settore della ricerca scientifica UNITUS-DIBAF, CREA-PB, Terrasystem e al trasferimento delle innovazioni come PEFC Italia e Rete Clima, questi partner si sono suddivisi le azioni progettuali in base all’esperienza professionale, portando alcune di queste azioni già a conclusione.
La prima azione conclusa è stata quella coordinata dal CREA-PB, in cui in questo articolo si riporta la descrizione delle attività agricole principali delle aziende analizzate, ed altri dati associati quali; dimensione aziendali, costi e ricavi delle stesse attraverso l’utilizzo della piattaforma RICA. Questa azione ha permesso di avere chiara la situazione del contesto aziendale in cui si andava a lavorare, sia in termini produttivi che economici. Da questi dati ha preso spunto la successiva azione, quella coordinata dal CMCC, creata con l’obiettivo di identificare il potenziale di sequestro di carbonio da parte di pratiche di Carbon Farming nelle aziende individuate. Durante questa fase (e qui riassunte) sono state ottenute buone risposte sulle pratiche colturali a scala aziendale che conducono ad un incremento annuale dello stock di carbonio emerse, ma anche alcune criticità correlate alla scarsa rappresentatività degli studi in situazione di forte variazione pedo-climatica, rendendo così difficile uniformare i modelli previsionali sullo stock di CO2 a scala aziendale.
In una delle azioni successive, coordinata da FederlegnoArredo, il lavoro si è concentrato sul contributo che la pioppicoltura in Italia può apportare in termini di mitigazione del cambiamento climatico mediante la cattura di CO₂ dall'atmosfera. I risultati emersi e riassunti qui mostrano una carenza di dati di aziende lombarde dal 2017 ad oggi, a cui si è cercato di sopperire con l’impiego di immagini satellitari ad alta risoluzione, che hanno confermato la regione Lombardia al primo posto come superficie regionale investita a pioppeti. La seconda fase di questa analisi si è focalizzata sul ruolo svolto nell’assorbimento del carbonio dagli Harvested Wood Products (HWP), così chiamati i prodotti legnosi utilizzati a fine turno di coltivazione del pioppo, dimostrando il prezioso contributo che questi prodotti legnosi possono svolgere, in particolare nel mantenimento del carbonio sequestrato dalle piantagioni di pioppo.
Tutta questa mole di dati raccolta sino a questo momento, può essere gestita in modo efficace da uno specifico strumento innovativo chiamato GIS-FARM, sviluppato specificatamente all’interno del progetto dall’Università degli Studi della Tuscia, che come qui presentato si rivolge sia alle autorità pubbliche regionali con una scala regionale della gestione del dato che agli agricoltori per una scala di tipo aziendale.
Il lavoro del progetto prosegue spedito con la stesura dello Schema sulla certificazione delle pratiche di Carbon Farming coordinata da PEFC Italia, per cui è stato già svolto un incontro con gli stakeholder coinvolti e che vedrà come output di questa fase il primo standard nazionale che definisce i requisiti di certificazione per attestare i benefici netti di rimozione del carbonio derivanti dalle pratiche di Carbon Farming.